Soldato di Sanità Francesco Forgione

Soldato di Sanità Francesco Forgione - San Pio da Pietrelcina

 

Quando l’Italia entra in guerra ( 24 maggio 1915 ), Padre Pio aveva solo 28 anni. Al soldato Francesco Forgione non fu risparmiata quindi la chiamata alle armi per mobilitazione, dal R. D. del 22 maggio 1915. L’uomo lasciò Pietrelcina lunedì 6 dicembre 1915 per dirigersi alla volta di Napoli. Dopo essere stato in osservazione presso alcuni ospedali militari di Benevento e Caserta, Padre Pio giunse nel capoluogo campano, presso l’Ospedale Militare della Trinità. Qui venne assegnato alla 10ª Compagnia di Sanità in Napoli ossia alla Caserma Sales il cui edificio oggi non esiste più ma che, all’epoca, si trovava accanto al Santuario della Cesarea, in via Salvador Rosa.

 Solo 11 giorni più tardi, il 17 dicembre 1915, il soldato Francesco Forgione venne chiamato per la visita collegiale. I sanitari militari gli riconobbero “un’infiltrazione ai polmoni” motivo per il quale lo inviarono in licenza per un anno. Padre Pio fece quindi ritorno a Pietrelcina. Esattamente 12 mesi dopo, poco prima di Natale, Francesco rientrò al Corpo Militare di Napoli dove venne, sottoposto a una nuova visita medica, era il 2 gennaio 1917. I medici confermano il precedente referto però in senso peggiorativo. A Padre Pio, infatti, fu riconosciuta una “infiltrazione polmonare ad ambo gli apici, catarro bronchiale cronico diffusissimo” ed inviato in licenza straordinaria illimitata in attesa di rassegna.

Il 19 agosto 1917 il soldato Forgione calpestò nuovamente il suolo partenopeo. Il frate fu, infatti, sottoposto a due ulteriori visite mediche presso l’Ospedale Trinità. Entrambe confermarono la diagnosi precedente di “infiltrazione agli apici polmonari”. Padre Pio venne quindi ricoverato presso la I Clinica Medica ( Policlinico, Piazza Miraglia ) dove soffrì pene indicibili non solo per la mancanza della Cappella ma anche perchè non gli era permesso uscire e, di conseguenza, celebrare la Santa Messa. Fortunatamente il 4 settembre 1917 il frate poté rientrare all’Ospedale Militare Trinità qui purtroppo dopo una visita medica “ridotta ad un semplice sguardo, senza altra osservazione” un colonnello lo ritenne “idoneo ai servizi interni”.

Durante la sua esperienza come soldato di sanità presso la Caserma Sales, in via Salvador Rosa, Padre Pio soffrì moltissimo ma, ciononostante, lavorò sodo proprio come tutti gli altri. La sua gracilità conclamata non gli impedì di trasportare pesanti sacchi ed altri carichi da un reparto all’altro della caserma, di effettuare i vari servizi di ronda, di piantone, di staffetta, di guardia, di ramazza e, perfino, di pulizia dei gabinetti. Per non parlare poi delle oscenità a cui fu costretto ad assistere e subire come, ad esempio, parolacce, turpiloqui, bestemmie, ingiustizie e soprusi. Francesco soffriva in silenzio e, forse, fu proprio a causa di queste pene che, solo un mese dopo il suo arruolamento, il 7 ottobre 1917, si ammalò di forti febbri. Fu costretto nuovamente al ricovero presso l’Ospedale della Trinità. Reparto misto, letto 501.

Fortunatamente il 5 novembre 1917 l’uomo che, poi, sarebbe diventato Padre Pio venne dimesso dall’Ospedale Militare di Napoli ed inviato in licenza di convalescenza per quattro mesi. Il soldato Forgione tornò a Pietrelcina dove finalmente poté indossare il saio francescano. Il suo rapporto con l’esercito però non si era ancora concluso. Il 6 marzo 1918, infatti, Francesco dovette ripresentarsi presso l’Ospedale Militare Trinità di Napoli dove fu sottoposto ad ulteriori accertamenti medici. Quindi venne ricoverato presso questa struttura e, subito dopo, trasferito alla I Clinica Medica. Il 15 marzo 1918 Francesco venne finalmente riformato per “bronco alveolite doppia“.

Il frate lasciò quindi Napoli per sempre ma donò al capoluogo campano, nello specifico all’Ospedale Militare, un segno tangibile della sua permanenza. La città, infatti, fu testimone oculare degli straordinari poter di Padre Pio, delle sue visioni, delle sue guarigioni e finanche delle sue profezie. Le famose febbri del frate facevano scoppiare i termometri, le sue misteriose emottisi non avevano alcuna spiegazione scientifica ma mistica: erano infatti necessarie per liberare i pazienti dalle loro malattie in modo tale da potersele accollare lui. La permanenza napoletana fu per Padre Pio però soprattutto all’insegna dell’avvilimento e del tormento poiché impossibilitato a celebrare la Santa Messa quotidianamente.

Quando gli era possibile esaudire questo suo desiderio, Francesco scoppiava in lacrime dando così libero sfogo al suo atroce dolore. Eppure il frate non si perse mai d’animo continuando ad essere sacerdote nonostante tutto, anche in caserma e in ospedale. Era però soprattutto al Santuario della Cesarea, durante la celebrazione della Santa Messa, che Padre Pio tornava ad essere un uomo felice. La vicinanza a Gesù gli restituiva quanto la vita gli stava togliendo tanto che il frate non perse mai occasione per officiare e, nel periodo compreso tra il 5 settembre e il 6 ottobre 1917, riuscì a celebrare ben 34 Sante Messe. Questa sofferenza terminò con il congedo ma il Signore aveva in mente per Padre Pio solo una passione ancora più intensa. A sei mesi dalla licenza definitiva per  “bronco alveolite doppia“, il frate abbracciava la sua croce.

Il 20 settembre 1918, infatti, le piaghe di Padre Pio si aprirono ed il sangue che sgorgò dalle sue stigmate si riversò a fiotti sull’intera umanità inondandola così della grazia di Dio. Molto probabilmente fu la stessa Provvidenza a ‘tramare’ affinché il Santo si recasse a Napoli durante la I Guerra Mondiale. Non fu quindi una coincidenza che quasi un mese dopo la comparsa delle stigmate, esattamente il 4 novembre 1918, la guerra terminasse.

Tratto dal sito www.vocedinapoli.it